>Riforme. Le Province dicono no alla Legge Nencini

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Upi: nuovi enti, sprechi, disagi, vizi di costituzionalità. Il testo è inaccettabile
13 luglio 2011
“E’ una legge che istituisce nuovi enti, non favorisce risparmi di denaro pubblico, produce disagi per i cittadini e le imprese e contiene elementi di incostituzionalità. Per questi motivi diciamo no alla riforma presentata da Riccardo Nencini” .
Andrea Pieroni, Presidente di Upi Toscana, spiega le ragioni della bocciatura senza appello della proposta di legge “Norme sul sistema delle autonomie locali” varata dalla Giunta e adesso al vaglio del Consiglio regionale.
“La montagna ha partorito il topolino! Da tempo – spiega Pieroni – chiediamo a Nencini una vera semplificazione del quadro istituzionale proponendo di fare leva sugli enti previsti dalla Costituzione: Province e Comuni, sopprimendo ogni altro ente intermedio. In maniera sconcertante, invece, l’assessore Nencini, rinnegando quanto pattuito con le Province, ha firmato una legge che, tra l’altro, dà vita a un nuovo “ente”: l’Unione dei Comuni, così definito all’articolo 23 e considerato, non casualmente, “istituzione di governo” all’articolo 2”.

L’Unione dei Comuni sarebbe dunque un nuovo soggetto istituzionale che vive sottraendo competenze alle Province, – con un proprio statuto, una propria rappresentanza e propri organi – istituito nonostante la mancanza di quella rappresentatività assicurata invece a Comuni e Province dalla Carta costituzionale.
“Alla faccia del risparmio e del taglio dei costi – attacca Pieroni – ormai la nostra posizione è chiara: non c’è più spazio per nessuna difesa di privilegi o rendite di posizione. Chiediamo ad esempio la soppressione delle agenzie regionali, la soppressione dei consorzi di bonifica e siamo pronti a operare, con la Regione, per la razionalizzazione del trasporto pubblico e degli altri servizi pubblici locale”.
Siamo pronti anche a ragionare su una nuova idea di Provincia come proposto dal d.d.l. costituzionale presentato da Bersani.
Per questo le Province hanno chiesto da tempo che al momento della soppressione delle Comunità montane le deleghe in materia di agricoltura, forestazione e bonifica tornassero di loro competenza.
“Ci sembra naturale – prosegue Pieroni –: si tratta di materie che in precedenza erano di nostra pertinenza e invece la p.d.l. Nencini prevede che passino alle Unioni dei Comuni per garantirgli la sopravvivenza. Insomma, lo Stato abolisce le Comunità Montane e in Toscana si mantengono sotto altro nome. Ci chiediamo perché e quali potrebbero essere i benefici per i cittadini e le imprese. Da parte nostra riteniamo più razionale che la gestione torni a chi l’aveva originariamente. Non c’è nessuna volontà di predominio, siamo pronti a collaborare anche con quelle Unioni di piccoli Comuni in grado di gestire certi servizi. Tutto però deve essere fatto senza nuovi organismi e sovrastrutture che inevitabilmente producono nuove spese e favoriscono sprechi”.
“C’è anche un possibile vizio di costituzionalità rilevato dagli esperti di Upi – ricorda Pieroni – è evidente che nessuna legge regionale può scardinare i principi della Carta Costituzionale e noi non staremo certo ad assistere passivamente a questo tentativo. Insomma, la legge Nencini è da rivedere drasticamente”.
La legge, una volta modificata radicalmente, sarà uno dei tasselli del nuovo assetto istituzionale toscano che sarà determinato da altre norme fondamentali. “Penso ad esempio alle leggi in discussione sulla difesa del suolo, sulla pianificazione territoriale e ambientale, sui servizi pubblici locali – conclude Pieroni – Per quanto ci riguarda confermo che abbiamo ben presenti i gravi problemi del nostro paese, siamo pronti a fare i conti con le drastiche misure che occorreranno per non far fallire l’Italia. Per questo auspico che, a seguito dell’incontro tenutosi con il Presidente Rossi, ANCI, UPI e Regione mettano mano ad un vero e radicale processo di innovazione e semplificazione istituzionale dal quale nessuno è escluso né le Province né i Comuni per i quali occorre battere la strada delle fusioni. Insomma, ci vuole più coraggio! Le Province sono pronte.

 

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