Oggi son tutti obamiani (e certamente anche io). C’è chi lo legge, chi lo guarda su youtube, chi lo imita, chi lo ritwitta, chi carica le sue foto o chi cambia l’immagine di copertina su Fbook ( anche io l’ho fatto) come se fosse un divo di
Holliwood, chi lo cita, chi organizza le nottate per seguire in diretta gli esiti elettorali (con o senza candele?), chi veste con la camicia attillata, e per fortuna anche qualcuno che segue le sue politiche collegandosi a whitehouse.gov o osservando le critiche che gli vengono fatte dai media d’oltre oceano.
Eppure 5 anni fa quando arrivò in Italia il libro di un senatore di colore dell’Illinois dal titolo ‘The Audacity of Hope’ in pochi ci fecero caso in quanto sembrava certo che Hillary Clinton sarebbe stata la candidata Democratica che avrebbe stravinto le primarie Democratiche. Ma così non fu e qualcuno come me ed altri si immaginavano anche perchè.
Mi ricordo di aver sentito parlare per la prima volta del senatore Obama e di questo bellissimo libro ( che comprai il giorno stesso) dal Prof Gianfranco Pasquino durante una pausa caffè del dottorato in scienza della politica che frequentavo a Firenze al SUM in quel periodo. In quel libro che sto rileggendo in questi giorni, Barack Obama racconta la sua storia, ma tra le pagine non si trovava solo la biografia di un uomo che sicuramente era predestinato a diventare Presidente degli Stati Uniti, quanto un’analisi lucida e realistica delle trasformazioni avvenute nel mondo negli ultimi anni e soprattutto una capacità di coinvolgimento dei giovani, a livello globale, che non aveva precedenti (con l’eccezione forse di Robert Kennedy).
Credo che in questi difficilissimi 4 anni di presidenza, Obama, nonostante la crisi ereditata dalla stoltezza e dall’insipienza delle politiche conservatrici dell’epoca Bush, abbia conseguito risultati straordinari nella politica estera dove ha prevalso la politica e non più la minaccia o l’uso delle armi, nel dialogo con il mondo arabo che gli hanno fruttato anche il premio Nobel per la pace, nella riforma sanitaria che ha dato a tutti i cittadini americani un’assistenza, nelle politiche sulla green economy e contro le lobby del petrolio e delle armi ( principali finanziatori di Romney) e ultimamente anche nell’occupazione che da 25 mesi ha ripreso a crescere seppure in una congiuntura economica globale tutt’altro che semplice.
Forse Obama non è riuscito a fare tutto quello che chi lo ha votato 4 anni fa si aspettava, forse la sua immagine è più sbiadita perché governare è sempre più complicato che fare le battaglie politiche ideali, ma indipendentemente da questo, anche se non dovesse essere rieletto è indiscutibile che abbia oramai cambiato la politica americana per sempre, perché ha dimostrato che non è necessaria l’appartenenza ad una determinata famiglia, che non sono necessari i finanziamenti delle lobby ma che è grazie al merito, ma al merito quello vero fatto di studio e applicazione nell’arco di tutta la vita (studi alla Columbia University e alla Harvard Law School, avvocato nella difesa dei diritti civili e docente universitario di diritto costituzionale dal 1992 al 2004) che si può davvero arrivare ad essere una delle persone politicamente più influenti del mondo. Allora che dire Presidente Obama se non Forward?
Eppure 5 anni fa quando arrivò in Italia il libro di un senatore di colore dell’Illinois dal titolo ‘The Audacity of Hope’ in pochi ci fecero caso in quanto sembrava certo che Hillary Clinton sarebbe stata la candidata Democratica che avrebbe stravinto le primarie Democratiche. Ma così non fu e qualcuno come me ed altri si immaginavano anche perchè.
Mi ricordo di aver sentito parlare per la prima volta del senatore Obama e di questo bellissimo libro ( che comprai il giorno stesso) dal Prof Gianfranco Pasquino durante una pausa caffè del dottorato in scienza della politica che frequentavo a Firenze al SUM in quel periodo. In quel libro che sto rileggendo in questi giorni, Barack Obama racconta la sua storia, ma tra le pagine non si trovava solo la biografia di un uomo che sicuramente era predestinato a diventare Presidente degli Stati Uniti, quanto un’analisi lucida e realistica delle trasformazioni avvenute nel mondo negli ultimi anni e soprattutto una capacità di coinvolgimento dei giovani, a livello globale, che non aveva precedenti (con l’eccezione forse di Robert Kennedy).
Credo che in questi difficilissimi 4 anni di presidenza, Obama, nonostante la crisi ereditata dalla stoltezza e dall’insipienza delle politiche conservatrici dell’epoca Bush, abbia conseguito risultati straordinari nella politica estera dove ha prevalso la politica e non più la minaccia o l’uso delle armi, nel dialogo con il mondo arabo che gli hanno fruttato anche il premio Nobel per la pace, nella riforma sanitaria che ha dato a tutti i cittadini americani un’assistenza, nelle politiche sulla green economy e contro le lobby del petrolio e delle armi ( principali finanziatori di Romney) e ultimamente anche nell’occupazione che da 25 mesi ha ripreso a crescere seppure in una congiuntura economica globale tutt’altro che semplice.
Forse Obama non è riuscito a fare tutto quello che chi lo ha votato 4 anni fa si aspettava, forse la sua immagine è più sbiadita perché governare è sempre più complicato che fare le battaglie politiche ideali, ma indipendentemente da questo, anche se non dovesse essere rieletto è indiscutibile che abbia oramai cambiato la politica americana per sempre, perché ha dimostrato che non è necessaria l’appartenenza ad una determinata famiglia, che non sono necessari i finanziamenti delle lobby ma che è grazie al merito, ma al merito quello vero fatto di studio e applicazione nell’arco di tutta la vita (studi alla Columbia University e alla Harvard Law School, avvocato nella difesa dei diritti civili e docente universitario di diritto costituzionale dal 1992 al 2004) che si può davvero arrivare ad essere una delle persone politicamente più influenti del mondo. Allora che dire Presidente Obama se non Forward?